NECESSARY EVILS #6
Lunatico
Lunatico
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Lunatico è il sesto libro della serie I Mali Necessari.
Please note: This listing is for the paperback edition.
MAIN TROPES
- Billionaire
- Secret Identity
- Waking up in Vegas
- Enemies to Lovers
- Public Scandal
- Hate Sex
SYNOPSIS
SYNOPSIS
Ogni psicopatico della famiglia Mulvaney ha un ruolo da svolgere. Archer Mulvaney è il giocatore d’azzardo, il libertino ubriaco che si guadagna da vivere intorno al tavolo da poker in modo professionistico. Pochissime persone conoscono il vero Archer, nemmeno i suoi fratelli. Ma c’è un uomo che di lui sa fin troppo.
Mackenzie Shepherd trascorre le proprie giornate fotografando animali selvatici in via di estinzione. È anche il fratello di un sociopatico e il figlio di una donna che ha letteralmente scritto un libro su come crescerne uno. Quando sua madre gli chiede di dirigere un progetto governativo segreto, quella gli sembra la scusa perfetta per sfuggire alla propria vita.
Scappare dal passato, però, porta Mac a scontrarsi con Archer. E questo è un problema. Affinché quel progetto abbia successo, infatti, i due devono concordare su ogni decisione, solo che non la pensano allo stesso modo su niente. Tranne forse sul sesso. Perché il sesso tra loro è spettacolare.
Quando la vecchia vita di Mac torna a tormentarlo, Archer insiste per mettere da parte le loro divergenze e aiutarlo a restare al sicuro. Purtroppo, sono entrambi abituati a risolvere le cose da soli. Quindi la domanda è: riusciranno finalmente a smettere di lottare tra loro per trovare la verità, o la loro relazione è la prossima cosa sulla lista delle specie in via di estinzione?
Lunatico è una storia d’amore psicopatica enemies to lovers schifosamente sensuale, con un lieto fine e senza cliffhanger. Incontreremo un sexy e malizioso pervertito e un muscoloso roscio dal cuore a pezzi che adora l’odio che covano l’uno nei confronti dell’altro. Come sempre, c’è violenza gratuita, umorismo molto oscuro, più sangue che in un mattatoio e sufficiente ardore da sciogliere le metaforiche mutandine. Questo è il sesto libro della serie I Mali Necessari. Ogni volume segue una coppia diversa.
LOOK INSIDE: CHAPTER ONE
LOOK INSIDE: CHAPTER ONE
«Questa è di gran lunga la fase più importante e delicata del progetto. Naturalmente vorremmo che i nostri collaboratori partecipassero alla sua pianificazione e implementazione,» disse Thomas Mulvaney, rivolgendosi all’uomo che gli era di fronte.
Ci furono dei cenni di assenso che percorsero l’intero tavolo da conferenza attorno a cui erano tutti seduti: un mare di visi familiari – alcuni vecchi, altri nuovi – che erano tutti dalla parte di Thomas.
Accanto a suo padre sedeva Molly Shepherd, la maggiore esperta non solo nel riconoscere i tratti psicopatici e sociopatici negli adolescenti, ma anche nel trattamento di quelle patologie uniche. Era stato un insieme di abilità originali scaturite da un contesto di necessità ad aver generato il progetto nel quale erano ormai tutti profondamente radicati. Accanto a lei sedevano i suoi due figli, Jayne e Mackenzie, conosciuti rispettivamente come Shep e Mac.
L’uomo che Thomas stava cercando di convincere era Marshall Kendrick, un burocrate annoiato e stanco con il più alto livello di autorizzazioni di sicurezza governative, ma anche con tolleranza zero nei riguardi di chi osava mettere in dubbio il suo giudizio. Archer lo vide osservare tutti con un’imperiosità che poteva provenire solo da anni di lavoro per il governo, prima di ostentare un falso sorriso. «Thomas, Molly, capisco le vostre preoccupazioni. Questo progetto è il vostro bambino, ma abbiamo cresciuto questi soggetti…»
«Ragazzi,» scattò Molly.
L’altro agitò una mano in un gesto sprezzante. «Sì, ragazzi, per quindici anni. Auspico che ormai abbiate una certa fiducia nelle nostre qualifiche e abilità.»
«Senza offesa,» intervenne Archer, stappando una bottiglietta d’acqua. «Ma nessuno con un minimo di senno ha fiducia nel proprio governo.»
Kendrick gli rivolse uno sguardo incazzato prima di passarsi una mano sulla giacca nera. A quei tipi piaceva proprio vestirsi come fossero dei Man in Black. Secondo lui facevano cose altrettanto losche. Forse di più. Nessuno sapeva con certezza se gli alieni fossero reali, ma gli psicopatici? Quelli sì che lo erano. Archer lo sapeva bene. Era uno di loro.
«Abbiamo curato ogni aspetto di questo progetto,» ricordò loro Molly. «Ma è qui che ha inizio la nostra prova sociale. Qui è dove li liberiamo dai rispettivi guinzagli e ci assicuriamo che l’addestramento abbia funzionato. Non permetteremo agli agenti governativi di gestire quest’ultima fase dello studio. Dobbiamo occuparcene noi. Non è negoziabile.»
«Un passo falso potrebbe rovinare tutto,» si inserì Thomas.
«Non saranno mai d’accordo,» replicò Kendrick.
«Stronzate,» mormorò Shep. «Non comportarti come se non disponessi di un controllo completo e totale sul progetto e la sua gestione, oltre che su chi ci lavora.»
«Soprattutto, non comportarti come se non ci fosse una stanza piena di gente vestita proprio come te che ascolta ogni parola che stiamo dicendo,» aggiunse Archer.
«Non stiamo comprando un’auto usata. Smettila di fingere di avere un manager alle spalle a cui devi fare rapporto. La responsabilità è tua. Tutta tua. Non ce ne andremo finché non accetterai le nostre condizioni,» dichiarò Shep, lo sguardo freddo.
Le labbra di Kendrick si contorsero in un mezzo sorriso. «Trovo piuttosto divertente che entrambi abbiate portato la prole a combattere questa battaglia al posto vostro. Se l’avessi saputo avrei tirato fuori mio figlio dalla gita di terza media a Magic Mountain, così avrebbe potuto giocare anche lui.»
«Anche suo figlio è uno psicopatico, Mr. Kendrick?»
Tutti si girarono verso l’uomo che aveva parlato. Era intimidatorio, anche per gli standard di Archer. Era alto circa un metro e ottanta, ma era un muro di muscoli, come un giocatore di football. Calvo, aveva una barba folta e la pelle color terra d’ombra che contrastava in maniera deliziosa con la sua camicia bianca perfettamente su misura.
«Tu chi sei?» chiese Kendrick, il tono algido.
«Jackson Avery,» rispose l’uomo, mostrando un sorriso altrettanto gelido.
Si trattava di un altro pezzo del puzzle stranamente incestuoso che era il Progetto Watchtower, noto a chi di dovere come The Watch.
«Jackson è il proprietario di un’agenzia di sicurezza globale chiamata Elite Protection Services, della quale fanno parte ex soldati provenienti dalle operazioni speciali ed ex agenti di polizia altamente addestrati,» spiegò Thomas, rivolgendo a Jackson un cenno del capo.
Oltre a quello, Jackson era l’ufficiale datore di lavoro dell’hacker dei Mulvaney, Calliope Castellanos. Come se le cose non fossero state già abbastanza confusionarie così, Jayne Shepherd, il figlio di Molly Shepherd, aveva lavorato per un certo periodo nell’agenzia di Jackson, che poi era il motivo per il quale erano tutti diventati irrimediabilmente connessi l’uno all’altro.
«E questo cosa c’entra col The Watch?» chiese Kendrick.
«Il progetto avrà bisogno di agenti altamente specializzati per quest’ultima fase. Persone che hanno non solo l’addestramento militare, ma anche le competenze per guidare una legione di giovani psicopatici.»
Jackson aveva portato con sé il vicepresidente della sua azienda, un altro esemplare intimidatorio conosciuto come Lincoln Hudson. Era più alto del suo capo, con un taglio di capelli alto e rigoroso, la barba corta e un’espressione che diceva: cazzeggia con me, ma fallo a tuo rischio e pericolo.
«E perché dovrei avere bisogno di voi per questo, esattamente?» chiese Kendrick.
La bocca di Linc formava una linea severa. «Perché avrà anche bisogno di persone che possano aiutare a calibrare la bussola morale di quegli stessi giovani psicopatici e, senza offesa, nessun agente sotto copertura, nemmeno il più esperto, può avere il giudizio o la moderazione necessari per svolgere il compito.»
Già, era indubbio che sia Jackson che Linc fossero sexy. Sicuramente abbastanza da intrigare persino uno come Archer. Ma erano entrambi sposati, e i rispettivi coniugi erano sdraiati in una piscina da qualche parte lì vicino. Anzi, tutti a quel tavolo avevano una fede, tranne un uomo: Mac Shepherd.
La proverbiale spina nel fianco di Archer. Era moralmente retto come un santo, ma accidenti se scopava come un peccatore. Sogghignò tra sé quando la sua mente cominciò a vagare. Quella era la terza volta da quando si erano conosciuti che si ritrovavano insieme in una stanza. E la prima che uno o entrambi riuscivano a restarsene con i vestiti addosso. Ma non sarebbe accaduto mai più. Mai. Mai, sottolineò a sé stesso, sperando che il suo cazzo ricevesse il messaggio.
«Affinché The Watch abbia successo, hai bisogno di qualcuno che possa guidare questi giovani a compiere le scelte più giuste. Però servono anche uomini che si assicurino che la loro tecnica sia solida, che i loro alibi siano a prova di bomba e che i loro rapporti con i rispettivi supervisori – o handler – siano… appropriati,» aggiunse Mac, lanciando un’occhiata nella sua direzione prima di tornare su Kendrick.
Archer emise un verso nasale. Non era un segreto che Mac lo trovasse meno che appropriato come handler. Era certo che Mac avesse fatto il pieno di psicopatia, visto che condivideva il DNA con una persona che rientrava pienamente nello spettro, ovvero suo fratello gemello Shep. Ma quello non gli aveva impedito di farselo succhiare da lui in una sala conferenze dell’hotel, né di piegarlo sulla scrivania dei nuovi uffici del The Watch. Cazzo. Non era proprio il momento di pensarci.
Cercò di sistemarsi il più discretamente possibile l’uccello sotto il tavolo. Mac non era nemmeno il suo tipo. Gli piacevano quelli più giovani e… devianti. Ballerini e pornostar dal bel viso. Mackenzie Shepherd, al contrario, era un gradino sopra a un chierichetto e aveva superato da un bel pezzo la quarantina. Era anche alto e aveva dei muscoli slanciati, i capelli rosso accesso, una distesa di lentiggini e gli occhi che sembravano talmente tanto simili all’oro fuso da insinuare il dubbio che fossero in realtà lenti a contatto. Ma no, sapeva che Mac era solo un dannato unicorno con degli occhi bellissimi, un cazzo enorme e una fottuta coscienza capace di far sembrare il Grillo Parlante di Pinocchio Ted Bundy.
«Cosa proponete, quindi?» chiese Kendrick.
«Io e Molly vogliamo il controllo totale del programma. Il piano di studi, i casi, il personale. Tu avrai tutte le ricerche, tutta la gloria, e potrai anche portarci gli obiettivi. Anche se prima li vaglieremo.»
«Assolutamente no,» abbaiò Kendrick. «Sei un fottuto pazzo.» Quando ricevette in cambio solo sopracciglia inarcate, l’uomo si inalberò ancora di più. «Aahh, sai cosa intendo. Questo è un progetto condotto dal governo.»
«No,» scattò Thomas. «Questo è un progetto finanziato dal governo. Fino a questa tappa del progetto siamo stati noi a scegliere i bambini, noi a crescerli e a scegliere come farlo. Abbiamo deciso il loro tipo di istruzione scolastica, valutato i loro punti di forza, scelto i migliori candidati per arrivare alla fase tre e determinare come gestire al meglio i… fallimenti. Questo è il nostro progetto. Questi sono i nostri ragazzi. Non insistere. Anche perché non ho bisogno dei vostri soldi per finanziare questo progetto.»
«Al contrario vostro, che avete bisogno della nostra ricerca,» aggiunse Molly.
«Potremmo semplicemente continuare lo studio senza di voi. Penso che siamo più che in grado di procedere da qui,» ribatté Kendrick in tono beffardo.
Thomas lo schernì. «Ho cresciuto sei psicopatici allenandoli a essere tra i più efficaci e migliori agenti di copertura mai esistiti. Si muovono tra la loro vita pubblica e i loro doveri privati senza alcuno sforzo. Sono riusciti a trovare dei partner, e uno dei miei figli è persino diventato padre. Sono stato io a farlo. È stata Molly a farlo. E, non per girare il dito nella piaga, caro Kendrick, ma ho anche ripulito il tuo casino quando me l’hai chiesto. A proposito, come sta tuo figlio?»
«Matthew? Sta…» Kendrick si interruppe, col viso che diventava viola come una melanzana per la furia quando si rese conto a chi esattamente si stesse riferendo Thomas.
Gli altri sembravano confusi. Tutti tranne Molly. Archer aveva capito anni addietro che Kendrick era il padre biologico di Aiden. Come fosse finito a casa di Thomas all’età di sedici anni era ancora un mistero irrisolto. Un enigma di cui a lui non fregava abbastanza da indagare. Anche se, dopo aver visto la faccia di Kendrick, forse era improvvisamente più interessato a quelle motivazioni di quanto lo fosse stato solo due minuti prima.
Il telefono di Kendrick squillò. Lo guardò, e il colore gli abbandonò il viso. Lo prese e rispose. «Sì?»
Tutti rimasero lì seduti a osservarlo mentre lui restava in ascolto. «Sì, signore,» disse subito prima di riattaccare.
Quando riprese a parlare, la sua voce risultò molto più composta. «Come pensate di gestire questo programma?» Indicò Thomas. «Tu sei un miliardario che è sempre sotto i riflettori.» Poi Molly. «E tu dividi il tuo tempo tra l’insegnamento e varie conferenze. Come pensate di dare a questo progetto l’attenzione che merita?»
«È semplice,» rispose Thomas. «Scegliamo le due persone di cui ci fidiamo di più per prendere quelle decisioni al posto nostro. Mio figlio Archer gestirà il programma insieme a Mac, il figlio di Molly.»
Kendrick altalenò lo sguardo tra loro due. «Tuo figlio, il giocatore d’azzardo alcolista, è la tua scelta? Davvero?»
Archer sorrise. «Le voci sul mio alcolismo sono state molto esagerate, come ben sai,» replicò con un gesto della mano.
Era un eufemismo. Beh, più che altro una montatura, un personaggio creato con cura per nascondere la sua vera missione, ovvero fare da collegamento tra quelli del governo e suo padre, che era sempre estremamente impegnato. Le partite di poker ad alto rischio giocate in stanze semibuie nascondevano un sacco di peccati. Per quanto riguardava il motivo per cui aveva mantenuto quella facciata anche con i suoi fratelli… beh, quello era più difficile da dire. A quel punto ormai mentiva loro da così tanto tempo che gli sembrava scortese svelare la verità.
«Mi sembra giusto. Suppongo che abbia senso visto che è uno psicopatico e tutto il resto, ma se parliamo di te, Shepherd, quali sono esattamente le tue qualifiche? Non eri un… fotografo della natura?»
Archer si spostò sulla sedia, incerto sul perché il tono condiscendente dell’uomo nei confronti di Mac lo irritasse tanto.
Tuttavia Mac non batté nemmeno ciglio prima di mostrare un sorriso – che suscitò le farfalle nello stomaco di Archer – e rispondere: «Sono ancora un fotografo. Ciononostante, prima di diventare un pluripremiato fotografo naturalista, ero un soldato altamente decorato che ha servito per due missioni in Afghanistan e una in Iraq. Sono anche un esperto survivalista, cintura nera di judo, decimo dan, e parlo tre lingue. Una delle quali è lo psicopatese.»
«È tutto?» chiese Kendrick schernendolo.
Archer era tentato di alzarsi e menzionare che scopava come una pornostar, ma con un curriculum come quello sarebbe sembrato inutile e di cattivo gusto, data la compagnia.
«È anche un cuoco eccezionale,» aggiunse il fratello, che chiaramente non condivideva il suo pensiero.
Se l’avesse detto qualcun altro, Archer avrebbe pensato a un commento sarcastico, ma Shep non era fatto così. Come August, a volte era più androide che umano. Era stato Mac a ereditare sicuramente tutto il sarcasmo della famiglia.
Kendrick si passò le mani sul viso. «Sapete che c’è? D’accordo. Volete mettere questi due al comando, giusto?» domandò, indicando Archer e Mac. «Bene. Ma do io l’approvazione a tutto il personale portato da loro.» Poi puntò un dito verso Jackson e Linc. «E porto la mia squadra. È composta da sette uomini. Tutti ex agenti, tutti handler estremamente addestrati. Questo non è negoziabile. Ci vediamo una volta al mese per gli aggiornamenti sui progressi, ma resta inteso che questo programma deve essere del tutto operativo tra meno di sei mesi.»
Thomas e Molly si scambiarono un’occhiata. Lei scrollò le spalle. Alla fine suo padre guardò l’uomo e disse: «Ci stiamo.»
«Ottimo,» mormorò Kendrick, e si alzò in piedi.
«Quanto velocemente può farci esaminare i file dei suoi agenti per la procedura di inserimento?» chiese Jackson. Kendrick era furioso, ma l’altro si mostrò imperturbabile. «Dovranno essere controllati, proprio come i nostri uomini. Inoltre, ci sarà una curva di apprendimento per tutti noi. È nostro dovere conoscere i loro punti di forza e di debolezza prima che il programma inizi.»
«Farò in modo che la mia segretaria vi porti i loro file non appena…» Kendrick si interruppe.
«Non appena cosa?» chiese Linc.
L’altro sospirò, e le parole che pronunciò subito dopo uscirono intrise di irritazione. «Non appena riuscirò a convincerli ad accettare questa follia.»
Detto ciò se ne andò, e il gruppo si mosse. Dopo un paio di chiacchiere, e dopo aver concordato di incontrarsi tutti per cena, ognuno si diresse verso l’uscita della sala conferenze. Archer e Mac furono gli ultimi. Aveva quasi raggiunto la porta quando le grandi mani di Mac gli scivolarono nelle tasche posteriori dei jeans per poi trascinarlo indietro, contro il proprio petto.
«Cosa stai facendo?» chiese Archer, anche se il suo cazzo infido si stava già indurendo dietro la cerniera.
«Ti do la chiave della mia stanza,» mormorò l’altro per poi infilargli la tessera di plastica nella tasca. «Mi manca sentirti gemere.»
Che fottuto stronzo. «Se ricordo bene eri tu a gemere, non io. Ma è difficile dirlo visti quei respiri affannati. Dovresti davvero provare ad aggiungere un po’ di cardio al tuo allenamento. Lavorare sulla resistenza.»
Mac gli premette le labbra all’orecchio. «È difficile mantenere la calma quando cadi in ginocchio per me così facilmente. Quando ti dimostri così fottutamente pronto a piegarti per me.»
Archer sentiva il proprio cuore sbattergli contro le costole, ma non era sicuro se fosse eccitato o infuriato. Probabilmente entrambi. «Vai a farti fottere,» mormorò piano.
Mac ridacchiò. «Perché dovrei farmi fottere quando tra un’ora o giù di lì sarò immerso fino alle palle dentro di te?»
Archer alzò gli occhi al cielo e prese la chiave dalla tasca per tentare di restituirgliela, ma l’altro lo ignorò. «Scusa, Tarzan. Ma resterai da solo con la tua mano, stasera.»
Mac scivolò davanti alla porta, strusciandosi contro di lui nel modo più ovvio possibile. «Ci vediamo tra un’ora.»
«Sei fuori di testa,» gli disse, seguendolo poi lungo il corridoio, la chiave della sua stanza ancora in mano. «E ho bisogno di un fottuto drink.»
«Pensavo che le voci sul tuo alcolismo fossero “molto esagerate”,» lo provocò Mac, premendo il pulsante per chiamare l’ascensore. Lui colse l’occasione per rimettergli la tessera plastificata in tasca, incapace di ignorare il profilo evidente del suo cazzo in quei jeans consumati.
«Mi rendi difficile restare sobrio,» mormorò Archer.
Mac entrò nell’ascensore voltandosi a guardarlo, visto che lui era rimasto dov’era. Quando capì che non lo avrebbe seguito sospirò e premette il pulsante per bloccare le porte. «Sai, per essere uno psicopatico togli senza ombra di dubbio tutto il divertimento al sesso occasionale.»
Archer sogghignò. «Per essere uno con un fratello psicopatico, è strano che tu non sappia che è meglio non deriderlo.»
Mac sorrise, lasciando andare il pulsante. «Mio fratello non è uno psicopatico, è un sociopatico ad alto funzionamento. E poi a me piace vivere pericolosamente.» Le porte erano quasi chiuse quando gli lanciò di nuovo la chiave della propria stanza, che Archer afferrò di riflesso. «Ci vediamo tra un’ora.»
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